Il tiglio - Foto di famiglia senza madre

con Massimiliano Speziani, Filippo Gessi e Teresa Timpano

Un padre e un figlio. Un piccolo nucleo familiare alle prese con le difficoltà della vita quotidiana, aggravate dai disturbi psichici del giovane e dall’esasperazione del padre. Parte da qui Il Tiglio. Foto di Famiglia senza madre.
Incapace di occuparsi del figlio, il padre decide di affidarlo alle cure di una struttura protetta, il Tiglio appunto – “un vero paradiso”, in cui il ragazzo potrà essere seguito adeguatamente dai medici e riprendere contatto con la realtà.
Il giovane però non accetta di sentirsi “prigioniero” nella sua nuova casa, ma il padre, seppur turbato dalla lontananza del figlio e psicologicamente instabile, non gli permette di tornare a casa, se non per Natale, grazie al permesso accordato dalla dottoressa che ha in cura il ragazzo.
Ma sarà proprio la visita natalizia del figlio e la sua martellante ossessione per Sky e l’antenna parabolica a condurre all’amaro epilogo della vicenda, che si concluderà però solo apparentemente.
I tre personaggi – il padre, il figlio e la dottoressa – si muovono all’interno di una scenografia pressoché assente, composta esclusivamente da due sgabelli, un carrellino per la spesa e un’antenna parabolica. E, nonostante le ottime interpretazioni degli attori, l’opera non indaga nel profondo i diversi, e per certi aspetti speculari, malesseri che affliggono padre e figlio e lascia in sospeso troppi interrogativi, forse a causa dell’eccessiva cautela e delicatezza con cui si affronta il tema di fondo della pièce. Troppo senso viene “affidato” a dialoghi che ne sono totalmente privi mentre argomentazioni essenziali dell’opera, che potrebbero conferirle maggiore “robustezza” – come ad esempio l’assenza della figura materna – sono affrontate solo marginalmente, peccando un po’ di superficialità e dando l’impressione di voler sì rispettare il testo – focalizzato su un tema profondo e delicato – conducendolo però su un sentiero “disimpegnato”, che indugia troppo sul tragicomico e sull’esasperazione dei toni.
La carica emotiva dell’opera raggiunge comunque lo spettatore, che non può rimanere impassibile di fronte al forte legame che lega indissolubilmente padre e figlio e al dramma che si consuma sotto i suoi occhi, reso forse più “familiare” e “sopportabile” dalla banalità della vita quotidiana in cui si svolge.