Miles gloriosus : morire di uranio impoverito

La triste storia dei militari italiani, vittime dell’uranio impoverito, ironicamente raccontata dal giovane Antonello Taurino. In tempi di riflessione sul nucleare il Teatro della Cooperativa propone uno spettacolo indispensabile di teatro civile.
Dopo lo spettacolo Miles Gloriosus del giovane e ironico Antonello Taurino, si esce con un’amara, indelebile consapevolezza: la guerra continua anche quando è finita, perché la gente continua a morire.
Sebbene le tematiche affrontate nella pièce siano molto forti, lo stile, come anticipa già il titolo – essendo omonimo di una commedia di Plauto – alterna la comicità alla riflessione, la guerra al precariato degli artisti, la cultura dei teatri a quella targata Gigi D’Alessio.
Ci troviamo di fronte a un doppio livello testuale e drammaturgico, quello dei militari delle missioni di “pace” nei Balcani – che si sono ammalati di tumori e leucemie a causa dell’uranio impoverito presente nei missili sparati dagli aerei della Nato – e un altro livello, più leggero e vicino a noi, di due ragazzi che faticano a lavorare come artisti e suonano ai matrimoni, ma che vogliono riportare nelle sale il teatro civile e cercano la tragedia “libera” da raccontare, su cui Marco Paolini non abbia già fatto uno spettacolo. Ardua impresa, in effetti, perché raccontare le tragedie è un filone molto battuto dalla scena italiana – tra le fosse ardeatine di Ascanio Celestini e gli anni di piombo di Marco Baliani e Marco Paolini, ai due giovani è rimasta solo quelIe delle vittime dell’uranio impoverito.
Il continuo contrappunto tra i due livelli narrativi permette a Taurino di giocare anche con tematiche scomode e poco etiche, senza appesantire troppo il pubblico. La storia dei militari viene raccontata attraverso le prove di un improbabile spettacolo, dove le contraddizioni di uno Stato che non si prende cura dei suoi militari si alternano alle difficoltà di due giovani che non riescono a sbarcare il lunario con le loro passioni.
Anche il linguaggio è in continuo movimento stilistico, si spazia da citazioni onomatopeiche stile Striscia la Notizia a un linguaggio più intimo e disperato, fino ad arrivare alla lettura di alcuni passaggi in “burocratese” delle varie Commissione Parlamentari, nate per far chiarezza o per depistare (non è molto chiaro) la vicenda balcanica.
A volte è difficile seguire alcuni passaggi, o più semplicemente è difficile ascoltare le storie di ragazzi mandati a morire senza protezioni, senza filtri per le maschere, condannati a morte per indifferenza e superficialità.
Dopo la prima nazionale del 16 maggio 2011, si è svolto un dibattito con il senatore Luigi Malabarba, segretario di una delle tre Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito e il Maresciallo Domenico Leggiero, membro dell’Osservatorio Militare, per entrare nel dettaglio dei paradossi raccontati sul palco. E purtroppo, senza l’ironia di Taurino, la realtà è veramente difficile da sopportare.